Mercoledì 13 marzo alle ore 20,45 nella chiesa di Polonghera si è svolta l’ultima delle tre serate di incontri quaresimali dedicati al Vangelo di Marco condotti dal biblista Don Gianluca Carrega. Nelle volte scorse il relatore ha spiegato la recente rivalutazione e il primato di questo vangelo che, pur essendo il più breve e semplice, è anche il più ricco di narrazioni di eventi prodigiosi e di “personaggi minori" che “parlano” soprattutto con le loro azioni. Evidentemente i miracoli non servirono a far riconoscere Gesù come Dio, anzi accentuarono l’ostilità della casta sacerdotale che lo porterà in giudizio. Il professor Carrega nel preludio di questo incontro mette in luce che la Passione di Gesù idealmente inizia e si conclude con due Sue preghiere al Padre. La prima è la preghiera di affidamento fiducioso rivolta nel Getsemani, quando i discepoli più intimi, Pietro, Giacomo e Giovanni dormono. «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu» (Mc. 14/36)
A Gerusalemme finisce il tempo dei miracoli, non sono quelli che salvano, Gesù deve affrontare giudizio, Passione e Croce da solo, abbandonato e rinnegato anche da coloro cui avevano anticipato, senza essere compreso, quale fosse la strada del Regno. E’ un centurione romano, un pagano, il primo a riconoscerlo come Figlio di Dio. Nel vangelo di Marco fin dall’inizio si prefigura quanto accadrà a Gesù e la Sua Passione è caratterizzata da oscurità, dramma e sofferenza senza alcun sostegno degli amici che erano rimasti scandalizzati e increduli a quanto aveva annunciato. La seconda preghiera, quella che conclude la Passione, prima di morire sulla croce, è una preghiera molto umana, che pare di disillusione, questa volta sono parole di un salmo: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mc. 15/34). Marco nel suo vangelo sottolinea in modo particolare l'umanità di Gesù e rende manifesto il potere di Gesù Dio proprio nel momento in cui rinuncia ai suoi poteri, in Gerusalemme Gesù non compie più miracoli. Dal Getsemani Gesù si consegna al proprio destino quasi rassegnato, e afferma: «… si compiano le Scritture» (Mc. 14/49). Qui tutti lo abbandonano alle accuse del Sinedrio dove, anche con i silenzi di fronte agli accusatori, non avendo reazioni a sputi, derisioni e provocazioni, Gesù porta a compimento la Sua missione: morire pubblicamente da innocente, accusato di bestemmia con il più crudele dei supplizi del suo tempo. Abbandonato dai seguaci, dagli amici, è stato condannato dai poteri religiosi, politici e dalla folla: chissà dove stavano i suoi beneficati! Risorgendo suggella e rivela essere il Cristo Figlio di Dio e la sua vita, Passione e morte diventano la strada per tutti: seguirlo significa ascoltarlo, prendere la propria croce e donare la propria vita per guadagnare l’eternità. Terminata l’esposizione il professor Carrega, sollecitato dagli interventi del pubblico, spiega come siano arrivati a noi i vangeli che conosciamo, tra i molti altri nati nelle prime comunità, i cosiddetti vangeli apocrifi. Importante il dato accertato negli studi che la scelta sia avvenuta presto e “dal basso”, certamente per la maggior rispondenza alle tradizioni orali apostoliche e molto prima delle prescrizioni canoniche della Chiesa. Interpellato, per un parere, riguardo a “The Chosen”, la serie tv sulla vita di Gesù che spopola nel mondo, ricorda come questa sia solo l’ultima delle interpretazioni artistiche dei vangeli e le intuizioni creative sulla umanità di Gesù sono utili, quando non stravolgono il testo. L’arte ha sempre reinventato, a partire dai dipinti che abbiamo nelle chiese, dove le immagini non corrispondono sempre alle scritture. [All’origine dei vangeli apocrifi, quelli che vedendo il fantasioso inserimento di personaggi ed episodi, ad esempio dei miracoli di Gesù bambino, sta forse lo stesso spirito creativo e didascalico adatto a diffondere credo e devozione, senza tradire il messaggio? (N.d.R.)]
Questi preziosi interventi sul vangelo di Marco sono stati sapientemente preparati in tre diverse chiavi interpretative, dando così la possibilità a tutti di cogliere quale sia il lavoro scientifico che gli studiosi dei testi sacri svolgono per una maggiore conoscenza delle prime fonti scritte della nostra fede.
Al termine della serata il parroco don Tonino, che ha ben colto l'interesse suscitato da questi incontri nella sua comunità interparrocchiale, suggerisce ed auspica si possano trovare altre occasioni per simili approfondimenti.
Piero Cagliero